Una notte di freddo e di pioggia. A Le Havre, in Normandia.
Una donna entra in un commissariato.
C’è un vecchio commissario che sta per andare in pensione.
La donna viene ad autodenunciarsi. Ha ucciso il marito violento dieci anni prima.
Lo ha spinto giù dal balcone, undicesimo piano. La legge di gravità è ineludibile.
Nove e ottantuno metri al secondo. Ma la legge di gravità dell’ essere “esseri umani” qual è?La donna vuole espiare la sua colpa il commissario pensa che invece meriti salvezza.
Alla legge fisica di gravità non si può sfuggire.
Ma a quella metafisica? A quella dell’essere umano?
La legge non misurabile dell’amore, del dolore, della rabbia, del senso di colpa, del fallimento, della incertezza dell’essere, non è meno ineluttabile dei nove e ot-tantuno metri al secondo.
L’uomo cade nella vita. Cade nel suo dolore, come cade nella felicità e nel suc-cesso.
L’uomo cade, precipita nel fallimento (da fallere, cadere) e fa male.
In una notte freddissima un uomo e una donna prendono coscienza delle loro cadute.
Ma vivere forse è la presa di coscienza dei propri “dolorosi” fallimenti.
Una donna entra in un commissariato.
C’è un vecchio commissario che sta per andare in pensione.
La donna viene ad autodenunciarsi. Ha ucciso il marito violento dieci anni prima.
Lo ha spinto giù dal balcone, undicesimo piano. La legge di gravità è ineludibile.
Nove e ottantuno metri al secondo. Ma la legge di gravità dell’ essere “esseri umani” qual è?La donna vuole espiare la sua colpa il commissario pensa che invece meriti salvezza.
Alla legge fisica di gravità non si può sfuggire.
Ma a quella metafisica? A quella dell’essere umano?
La legge non misurabile dell’amore, del dolore, della rabbia, del senso di colpa, del fallimento, della incertezza dell’essere, non è meno ineluttabile dei nove e ot-tantuno metri al secondo.
L’uomo cade nella vita. Cade nel suo dolore, come cade nella felicità e nel suc-cesso.
L’uomo cade, precipita nel fallimento (da fallere, cadere) e fa male.
In una notte freddissima un uomo e una donna prendono coscienza delle loro cadute.
Ma vivere forse è la presa di coscienza dei propri “dolorosi” fallimenti.
REGIA:
Gabriele Lavia
CAST:
Gabriele Lavia
Federica Di Martino
con Enrico Torzillo
SCENE:
Alessandro Camera
COSTUMI:
Andrea Viotti
MUSICHE:
Antonio Di Pofi