Nella mia vita di teatrante ho “adattato” e “rappresentato” alcuni racconti di Dostoevskij:
“Una donna mite”, “Memorie dal sottosuolo”, “L’eterno marito” e
“Il sogno di un uomo ridicolo”.
“Il sogno”, appunto, mi accompagna da quando avevo diciotto anni e lo lessi per la
prima volta ai miei amici più̀ cari.
Poi Giancarlo Menotti lo volle a Spoleto. Fu un grande successo e il Teatro Eliseo lo
volle nel cartellone della Stagione e fu di nuovo un successo.
Poi lo portai a lungo in tournée con una mia compagnia.
Poi, a Trieste, qualche anno fa, lo replicai per un mese.
Sempre con grande successo.
Poi lo ripresi ancora tante volte, anche in forma di “recital”, soltanto con una sedia. Mi
chiesero di filmarlo per la TV e vinse il primo premio come migliore opera di Teatro
portata in televisione. E lo ripresi ancora per un’altra lunga tournée.
È l’opera che ho rappresentato di più nella mia vita.
Più dell’ “Amleto” di cui ho fatto tre edizioni diverse, in tre diverse stagioni.
È certo lo spettacolo più̀ faticoso che abbia mai fatto e per questo avevo giurato di non
farlo mai più̀…data l’età̀.
Ma al Teatro che porta il nome di Strehler non potevo dire di no.
E così ho tirato fuori la mia vecchia camicia di forza che pensavo di non dovere
indossare mai più̀ per dedicare proprio al Grande Maestro questo “Sogno”.
Ma ne sono felice.
GABRIELE LAVIA
traduzione e adattamento:
Gabriele Lavia
con:
Lorenzo Terenzi
uno spettacolo di:
Gabriele Lavia